martedì 12 marzo 2024

UNA GITA FUORI PORTA

 Avete presente una domenica uggiosa, quando il tempo piove, e c'è nebbia e poi esce un raggio di sole e poi giù, di nuovo acqua?

Questa, se ho reso l'idea è stata la domenica qui da noi a Montepulciano, tant'è che veniva voglia solo di stare in casa e dopo aver pranzato, andarsi a fare una bella dormitina.


Invece siamo andati a votare per le primarie dell'elezione del nuovo sindaco di Montepulciano e dopo ci siamo chiesti: "E ora che si fa?"

E così è nata l'idea di andare a San Quirico, uno dei paesi fuori porta vicini a Motepulciano, che tra l'alttro avevo visto di sfuggita solo passandogli accanto anni fa, mentre sfrecciavo con la mia mitica Punto, che già allora reggeva l'anima con i denti.

 

TURISTI PER CASO

 

Ed è stata proprio una felice idea, perché San Quirico è proprio bello e si adorna di  Chiese stupende, di fattura Romanica, che mi hanno subito conquistato e mi hanno immediatamente catapultato nel passato, come del resto ha fatto una strada, stretta, decisamente medioevale che porta a certe torri tuttora abitate.

Proprio accanto alla prima chiesa che si trova entrando in paese c'è Palazzo Chigi, il cugino più povero del palazzo Chigi di Roma, ma massiccio e imponente, specialmente in un luogo piccolo come San Quirico. Sembra quasi che sia capitato lì per caso, ma così non è, perché san Quirico nei tempi andati è stato un luogo ricco e pieno di potere. In ogni caso a me la Collegiata, che si adorna nel portale , di due coccodrilli, e di sepenti che avvolgono le colonne di arenaria e che custodisce anche la tomba di un certo conte, del quale non ricordo il nome, ma che è rappresentato in una lapide di pietra come un cavaliere con la spada, che mi ha fatto pensare ai Templari,  mi ha decisamente affascinato più del palazzo, ma questo dipende dai miei gusti.

La seconda chiesa, molto più piccola, e ancora più antica, infatti risale all'XI secolo, mi ha letteralmente conquistato con la sua semplicità e i motivi allegorici del suo portale, che richiamano quelli della maestosa Abbazia di Sant'Antimo a Montalcino, ed è lì che ho cercato di proiettare la mia fantasia, cercando di materializzare la gente di allora e il modo che avevano di vivere, di lavorare, di pregare, di aspettare giorno dopo giorno il domani che nasceva nella stupenda val d'Orcia. E ci sono riuscita.

 

L'AVVENTURA

 

Forse è proprio per questo motivo che quando uscendo dalla chiesina, ho visto che subito dietro c'era un archetto, piccolo, gentile, che portava la scritta 'Giardino delle rose', ho chiesto se potevamo andare anche lì, e piena di curiosità sono entrata. 

Ma il giardino delle rose è niente in confronto a quello che ci si è presentato davanti poco dopo.horti leonini san quirico d'orcia Un grande giardino all'italiana, che  con le  sue siepi, tagliate con una precisione millimetrica mi ha  fatto rimanere a bocca aperta . Erano gli 'Horti Leonini', così denominati perché sono stati progettati da Diomede Leoni (ma questo l'ho scoperto quando sono tornata a casa). Cominciava a imbrunire, i colori del cielo, un po' plumbei, un po' rossastri, erano splendidi, dentro eravamo soli, non si sentiva il benché minimo rumore, e ci siamo lasciati avvolgere da quell'atmosfera di pace, di serenità, di sensazione di essere fuori del tempo (e in effetti poco dopo ce ne siamo dovuti accorgere). L'abbiamo girato in lungo e in largo, soffermandoci anche a guardare i resti dell'antica torre, fatta brillare dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. La torre non c'è più, ma il suo fascino se possibile ne è stato accresciuto e trasmette  un forte  monito, udibile solo da chi è capace di ascoltare.

Infine, contenti di quel che avevamo visto,  ci siamo avviati all'uscita, e con stupore ci siamo accorti che il cancello era chiuso con il lucchetto. Siamo tornati con calma verso il 'Giardino delle rose' e anche lì abbiamo dovuto constatare che il cancello era stato chiuso.

Eravamo imprigionati dentro un giardino e il crepuscolo avanzava e con lui il freddo. E ora che si fa?

Mi sono affacciata al muro  di cinta, ma ho dovuto subito rendermi conto che era un pò troppo periglioso, per la mia veneranda età, calarmi dall'altra parte. Mi sono avvicinata al cancello, ma non è passata neanche una persona.

Mio figlio,molto più pratico di me ha chiamato i Carabinieri con i quali ha scambiato una conversazione scherzosa, chiedendo se dovevamo passare lì la notte. Gli è stato risposto se avevamo una tenda per accamparci. Purtroppo non ce l'avevamo, ma avevamo già dato un'occhiata a una specie di antro che era lì nelle vicinanze. Il tutto ridendo e scherzando.

Dopo venti minuti i nostri soccorritori ci hanno fatto uscire da quella magnifica prigione, quasi regale, e abbiamo continuato la nostra escursione per guardare le ultime cose, ma quando siamo entrati in una porta che si affaccia sulle mura, , io sono rimasta all'ingresso. Hai visto mai che venissero a chiudere anche quella?

E così la domenica appena trascorsa e cominciata con un senso di noia si è trasformata in qualcosa che non solo ha allentato  le tensioni del vivere quotidiano, ma ci ha regalato anche qualcosa di bello da ricordare.


Ps - Ho sempre considerato Montepulciano, bello come un brillante, ma i paesi che sono intorno più o meno vicini, sono altrettanti brillanti che danno luce alla nostra bella Terra.

 

 

venerdì 8 marzo 2024

Non solo 8 Marzo

 

......e più che altro non credere che  "la parte più bella" voglia dire avere successo, possedere le cose che hai sempre desiderato, essere simpatica/o a tutti, non avere più problemi di nessun genere.

No! No davvero. La parte più bella della vita, quella che sembra non arrivare mai, si costruisce lentamente,  attraverso le esperienze che ciascuno di noi fa nel cammino della propria esistenza, quando sente che non è bello solo avere, ma anche dare. E quando si da qualcosa di noi agli altri, per far valere i diritti di tutti, quando esprimiamo il nostro pensiero perché diventi la libertà di ogni pensiero......ecco, io credo che allora cominci veramente la nostra trasformazione da semplice donna o da semplice uomo, in persona senziente ed empatica.

Ed è da questo punto, da quando ci accorgiamo che accanto a noi ci sono uomini e donne che non sono ombre che ci passano accanto, ma persone vere,  che comincia il cammino che io credo possa portare alla parte più bella della nostra vita.

Io ne ho avuto un piccolo assaggio proprio stamani, giornata della donna.

E a te donna, nel giorno della tua festa, e a te uomo che nasci  da donna, io  auguro di credere sempre che la bellezza della vita possa manifestarsi, in qualsiasi momento della tua esistenza, a dispetto di ogni dolore, di ogni ingiustizia.

 


martedì 20 febbraio 2024

Arma letale

 La signorina PP, come ogni mattina si preparò per andare al suo posto di lavoro, e come ogni mattina cominciò ad allestire  un sandwich variegato, a seconda dell'umore giornaliero,  per gustarselo in santa pace all'ora di pranzo nel suo ufficio super attrezzato di forno a microonde, caffettiera, spremiagrumi ecc ecc......Ricetta Uova Sode: cottura e tempo - Donna Moderna

E come ogni mattina pregustò quel momento di pace, di perfetta solitudine, da passare in compagnia della sua play e delle sfide da affrontare ogni giorno con i personaggi dei suoi giochi.

Purtroppo quella mattina accadde un fatto increscioso. Il prosciutto cotto, da lei prediletto tra tutti i prosciutti (l'avrebbe infilato anche nella zuppa inglese) era terminato.........e per un attimo fu autentico panico. Cominciava ad andare storto qualcosa nella sua giornata appena iniziata.

Nessuno è a conoscenza del tempo intercorso tra i suoi improperi e la ritrovata calma, data da un'illuminazione che le restituì subito il buonumore. Cosa sarà mai stato quel quid che le aveva rimesso a puntino la giornata? Ebbene.....un uovo! Roba da non crederci. Un uovo! Ebbene sì!.... perché frugando in frigorifero alla fine il suo occhio si posò su un uovo e lì rimase come folgorato.

Era da tanto tempo che voleva mangiare un bell'uovo sodo, ma una rapida occhiata all'orologio  le fee capire che non poteva più tergiversare e doveva subito correre in ufficio. Lì l'aspettava un'intensa giornata di lavoro.

Senza pensarci due volte, prese l'uovo, lo mise in una bustina imsieme a tutto il resto che aveva preparato e dopo aver dato un rapido saluto uscì .

Lavorò alacremente per tutta la mattina e quando il suo stomaco cominciò a fare drammatici glu glu, e solo allora, capì che era arrivato il momento di mangiare qualcosa, e si apprestò a cucinare il suo uovo, sentendosi come Pinocchio, quando trovò il suo uovo e con l'acquolina in bocca si chiedeva in che modo preferiva cuocerlo, e quale fu la sua delusione quando lo aprì e vide scappare un pulcino, che molto gentilmente lo rinfraziò di avergli risparmiato la fatica di aprire il guscio. 

La signorina PP, allontanò subito quel pensiero nefasto,  però decise che prima di addentrarsi in quel lavoro di alta cucina, proprio per fare le cose perbenino, avrebbe consultato il web e così digitò la seguente domanda, che avrebbe cambiato per sempre il corso della sua giornata:

"Come si cucina un uovo sodo nel microonde?" La risposta arrivò subito chiara ed immediata. "Si mette l'acqua in un contenitore, vi si immerge l'uovo e si avvia il microonde per dieci minuti a potenza più bassa di quella usuale". Più semplice di così!

La signorina PP , fece tutto scrupolosamente, come da ricetta, e mentre il suo uovo cuoceva  lei accese la macchinetta del caffè e preparò un posto sulla scrivania, dove mise piatto, pane, frutta, dolcetti vari, in attesa che il campanello del forno suonasse. Erano passati nove minuti e....fu allora che accadde!

Improvvisamente un grosso boato, come la deflagrazionedi una bomba, riempì tutta la stanza e fece tremare vetri e ammennicoli vari posati sulle mensole e la signorina PP, con uno sguardo in cui lo stupore fu rapidamente sostituito dalla paura vide aprirsi lo sportello del forno e schizzare fuori il piatto che andò in mille pezzi, il contenitore che andò in altrettanti e l'uovo sodo che disintegrandosi si spalmò in ogni dove.

Seguì un attimo di quiete assoluta,dove solo il puzzo di uovo sodo aleggiava su tutto,  e poi venne il terrore. Sarebbero arrivati i Pompieri? I Carabinieri? Il Vicinato? In effetti quell'esplosione, poteva dare anche l'impressione di un attentato........

Fortunatamente non accadde niente di tutto questo,  e dopo aver gettato uno sguardo smarrito sul disastro intorno a lei, la signorina PP si accinse a ripulire il tutto, e solo dopo, molto dopo, prese il suo pane e pranzò. E mai pane fu più buono!

Ieriseera quando ci raccontava la sua avventura e noi da incoscienti ridevamo come matti, dopo aver appurato che lei ne era uscita incolume, dissi alla signorina PP, che non sarebbe scappata dalle mie grinfie e che l'avrei pubblicata sul mio blog.

Potere di un uovo sodo. Mai avrei immaginato che potesse essere anche un'arma letale.



 

mercoledì 31 gennaio 2024

Meditazione

Non c'è che dire! La solitudine, se me la scelgo da me, è proprio bella, e qualche volta la voglio proprio  con l'impazienza del neofita convertito alla meditazione.

Sarà che non me ne intendo, ma io immagino la meditazione come l'ombra dell'albero proiettato su un muro, che ho fotografato due o tre giorni fa. L'albero vero è dalla parte opposta della strada ed è vivo, mentre quella proiezione è atarassica.



Il problema è che io posso meditare al massimo per venti minuti, no, facciamo dieci,  poi il mio pensiero vola verso altri luoghi , sedi di immagini belle e anche grottesche, che però non mi appartengono, oppure che sono mie in minima parte e che io coloro di tinte luminose o paurose, a seconda della storia che vivrò, fino a renderle completamente mie.

Per farla breve, durante queste fantomatiche meditazioni mi porto dietro tutte le mie aspirazioni e purtroppo anche tutti i miei problemi e ci costruisco dei film di un realismo impressionante che non fanno altro che acuire i miei momenti di gloria o di disfatta. 

Per cui da un bel po' di tempo a questa parte cerco di  meditare solo quando sono a letto, con le palme delle mani rivolte in su, sapendo benissimo che dopo cinque minuti me la dormirò saporitamente, rimandando al giorno successivo lo sgombro della mente dai pensieri fastidiosi...e anche dai sogni ottimistici, che mi sono resa conto, sono ancora più nefasti dei problemi.

Quando invece la solitudine parla di una giornata trascorsa tra padelle e tegami,a cucinare,o di una scopa in mano a spazzare casa, cosa otremodo meditativa, o peggio ancora di uno strofinaccio in una mano,a levare la polvere del mondo dai miei mobili, in questo caso meditazione estremamente minuziosa e fastidiosa,  ecco, allora quella solitudine non la sopporto proprio, pianto tutto e vado all'aria aperta a farmi una lunga e salutare passeggiata, e al diavolo tutto.

Certe volte la solitudine arriva con un corriere, o meglio, aspettando un corriere che deve consegnare materiale urgente che va messo subito al sicuro in frigorifero e allora quella solitudine è proprio esasperante perché mi costringe a rimanere in casa per ore e ore. In questo caso mi sembra che mi abbiano messo una catena al piede, e mi ritrovo sempre a pensare che vorrei essere al supermercato a scambiare due parole con qualcuno, chiunque sia, anche con quella persona che non riesco davvero a sopportare e che mi viene sempre incontro al banco dei surgelati a impicciarsi degli affari miei. Tutto è preferibile che aspettare un corriere che arriva quando gli pare, in una qualsiasi ora del giorno, possibilmente dopo ore e ore che sei dovuto rimanere in casa e mi rendo conto che quell'attesa ha distrutto i miei progetti, non fossero altro che una passeggiata, o un salto in paese per rendermi conto che esistono ancora poche vetrine illuminate in questo periodo, dopo che tutti i turisti se ne sono andati e le strade sono tornate percorribili, i parcheggi liberi e lo sporco ai bordi dell'acciottolato, sparito per magia. In questo caso la solitudine diventa insopportabile e la meditazione va a farsi friggere.

Arrivata a questo punto la solitudine proprio non mi piace per niente e cerco di ovviare con una telefonata a qualche amico/a. Ma al primo squillo mi rendo conto che ho fatto la cosa peggiore che potessi fare. Vorrei riagganciare, ma tanto ormai il danno è fatto perché sarei richiamata subito.Vorrei ridere, dire due baggianate, passare dieci minuti di leggerezza, ma so che invece alla fine verranno fuori tutti i problemi degli altri oltre che i miei. Io sono un ricettacolo naturale dei  problemi degli altri e così quando riattaco, mi rendo conto che anche in questo caso comunque non  è preferibile la solitudine, che però nel frattempo è andata a finire sotto i piedi e lì ci si è addormentata, altro che meditazione.

Che fare allora?

Scrivere, sì ecco, scrivere. Mi è sempre piaciuto scrivere lettere, perché pur essendo in perfetta solitudine, la persona alla quale sono destinati i miei pensieri olografi, si materializza davanti a me, e mi sembra che mi capisca, che approvi o scuota la testa in senso di diniego, a qualche parola che allora mi affretto ad enfatizzare oppure a cancellare. Ecco sì, scrivere è bellissimo, ed è parte di me in maniera oserei dire perfetta, anche quando le risposte non arrivano. Mi rendo conto che scrivere una lettera è svuotare la mente da tanti pensieri e da tante preoccupazioni, per ritrovare quella serenità alla quale tutti aspiriamo, è pura condivisione gratuita, è un trait d'union che attraversa mari e monti, entra dalle finestre e dai camini delle case  e allo stesso tempo è un modo fantastico di trasmettere una gioia intima, che non se ne va nell'arco di un attimo, ma rimane scritta a documentare un momento di vita irripetibile.

Sono sola e sono in compagia, e anche ora che scrivo questo post,  provo un senso di calore e di soddisfazione perché so che qualcuno leggerà queste parole, che forse fanno parte anche di lui o di lei, e per brevi attimi questa solitudine davanti al computer sarà stata piena di vita e di meditazione.


martedì 16 gennaio 2024

L'importanza di chiamarsi Arturo

 Mi è sempre piaciuto il nome Arturo, forse perché fin da piccola sapevo che esisteva una stella che aveva questo nome. Me ne aveva parlato  il mio babbo,  durante le passeggiate con i nostri cani, nelle notti stellate mentre andavamo verso il leccione.. Con lui ho incontrato Vega, Antares,Venere , Mira, .....e Arturo.

Mi affascinava quel nome maschile dato a una stella, e un pò lo temevo, perché Arturo, sapeva di forza, almeno io lo immaginavo così.Arturo, una brillante stella protagonista dei cieli primaverili | Passione  Astronomia


Poi nella mia vita, oltre a una stella sono entrati altri quattro  Arturo, molto,mooolto diversi tra di loro, ma tutti molto piacevoli da ricordare.


Arturo e la bicicletta

Ho conosciuto il mio primo Arturo durante le annnuali vacanze a Marradi. All'epoca avevo circa sei,sette anni e lui era già molto avanti con l'età. Insieme alla moglie era il proprietario del piccolo bar che era vicino  a casa nostra, nonché gestore abusivo, ma col consenso di tutto il vicinato, della fonte proprio di fronte al suo bar, sotto la quale aveva sistemato una cassetta di ferro che aveva contenuto le munizioni di una mitragliatrice e che lui aveva sostituito al termine della guerra con coca cola e aranciate, molto più rassicuranti. Mi fu subito simpatico, perché gli piaceva raccontarmi aneddoti della sua vita passata e io mi facevo ripetere spesso quello della bicicletta.

"Nel 1943 a Marradi, che era sulla Linea Gotica, di notte c'era il coprifuoco, e anche la scarsa illuminazione pubblica di allora, era stata tolta.

Una sera, me ne stavo tornando a casa in bicicletta, senza  lume, nel buio pesto, quando all'improvviso mi sono ritrovato catapultato in aria con la bicicletta. Ho fatto un grosso capitombolo e la bici mi è atterrata sopra. Non capivo cosa potesse essere stato a tagliarmi la strada all'altezza del petto e lì per lì mi sono molto impaurito, finché non ho sentito una voce che mi diceva arrabbiata: "Ma boia d'en mond later, bela maniera ed pedalé senza lume, mi avete impaurito la vacca". Ho riconosciuto la voce di Toniné e mentre mi toglievo da sopra la bicicletta gli ho domandato: "Ma che ci fate con la vacca in mezzo alla strada a quet'ora di notte?" "Bella domanda- Ero andato al mercato delle bestie e poi a me so fermé all'osteria con gli altri a ciacarè un pò e a ber en bicier e quando am'so rimesso in strada an me so acorto che la vacca era da una parte della strada, io dall'altra e la corda che la legava proprio tesa in mezzo alla strada.... ma visto che non vi siete fatto niente, qua datemi la mano che vi aiuto a rialzarvi"

E così da bravi amici siamo tornati a casa insieme, io, Toniné, la vacca e la bicicletta"

 

Arturo e la scuola 

Alle Superiori, ho avuto la fortuna di essere in classe mista. E lì ho incontrato il mio secondo Arturo.

Non era così scontato come si potrebbe pensare, perché prevalentemente le Magistrali erano una scuola femminile, ma io ebbi la fortuna di avere con me diversi ragazzi del Collegio Magnanet, chiamato allegramente dai suoi ospiti Magnaniente, oltre ad altri ragazzi dei dintorni. Ho sempre privilegiato l'amicizia maschile, essendo cresciuta in una caserma di carabinieri, dove gli altri bambini con cui potevo giocare erano solo maschi, per cui mi affrettai a fare amicizia con loro, e con loro ho passato uno dei periodi più belli della mia vita. Ma senz'altro l'amico al quale ho voluto più bene è stato Arturo, un simpatico  ragazzo di origine partenopea ,che sapeva essere allegro e scherzoso in tanti momenti, ma anche serio e riflessivo in altri. Senz'altro molto più di me, che allora vagavo decisamente tra le nuvole. Siamo stati molto amici e da lui allora ricevetti anche buoni consigli, che purtroppo mi affrettai a disattendere. Poi la scuola finì, e ciascuno di noi si incamminò per la sua strada, ma nella mia vita Arturo è sempre rimasto in un angolino privilegiato, tant'è che ci siamo rivisti,e via via ci sentiamo, ed è così bello riandare ai nostri beati tempi, in cui non sapevamo ancora che cosa ci avrebbe riservato il domani e ci accontentavamo di vivere l'oggi con tutta l'allegria e la spensieratezza che riuscivamo a trovare. Negli anni di reclusione del Covid, ci siamo confrontati e cofortati a vicenda, sull'andamento dell'epidemia, che tutto il mondo stava vivendo in maniera drammatica, noi compresi, anche se siamo riusciti anche a fare qualche risata telefonica.


Arturo a quattro zampe


Il terzo Arturo che è entrato nella mia vita, stava con i suoi proprietari in una via che io e i  miei figli percorrevamo tutti i giorni per andare prima all'asilo e poi a scuola. Era un cagnetto, simpatico, un pò grigio un pò nero, sempre inzaccherato, ma molto indipendente. Il boss di quella via.

Per me diventò importante quando la maestra di uno dei miei figli mi chiamò a scuola, e ridendo fino alle lacrime mi mostrò il tema che il mio rampollo aveva scritto

Titolo "Parla di un animale che ti è simpatico"

Svolgimento: "Io parlerò del cane Arturo. ....." E snocciolò un racconto  dove descrisse il simpatico cagnolino come un insuperabile tombeur de petite chienne.

Da allora il cagnolino Arturo è entrato a far parte dei miei ricordi più piacevoli.


Arturo e il Buco Nero

E così da Arturo in Arturo, sono arrivata a parlare dell'ultimo in ordine di tempo.

Di sicuro non posso dire di conoscerlo, perché l'ho visto solo una volta mentre parlava con una ragazza, in un raccontino che stavo scrivendo proprio in quel momento. 

Non stupirà quindi sapere che questo racconto avrebbe dovuto parlare dei famosi Buchi Neri, o per meglio dire dei Black Hole, termine con i quali sono conosciuti meglio.

Non mi sarei soffermata neanche su questo personaggio, se non avessi deciso che si sarebbe chiamato Arturo, ma così è stato, e dopo avergli dato questo nome, mi sono dovuta rendere conto che era un tipo veramente particolare, talmente particolare, che dopo aver ascoltato quello che stava dicendo , mi sono completamente dimenticata di continure il racconto, che è andato a finire alle ortiche, e mi sono concentrata su ciò che aveva detto l'Arturo in questione.

"Vedi cara Inga, i buchi neri, non sono solo quelli che oggi la scienza comincia a farci conoscere. Noi pensiamo che siano tanto lontani da noi, che non facciano parte della nostra realtà, ma ti assicuro che invece sono in ogni dove. Personalmente proprio due giorni fa sono entrato in uno di questi, e ci sono rimasto per un periodo di tempo che non so quantificare. Non guardarmi a bocca aperta. Non sono rimbecillito. Ascoltami dunque.

Camminavo tranquillamente per i fatti miei, guardando con occhio distratto tutto ciò che avevo intorno, quando all'improvviso sono entrato dentro.....qualcosa. All'inizio non sapevo rendermi conto che  cosa fosse successo, perché vedevo comunque la realtà, anche se mi appariva diversa sia nei colori, sia nei suoni e nelle immagini in generale. Tutti era più dilatato. Io stesso mi sentivo diverso, come sospeso in un attimo infinito del tempo. Alla fine ho realizzato di essere entrato in un buco nero, anche se ci son rimasto......già! Quanto posso esserci rimasto? Non lo so, però di una cosa sono certo. Un attimo prima le foglie degli alberi erano tutte verdi e subito dopo avevano i colori dell'autunno. Ho avuto paura e non ne  ho mai parlato con nessuno. Tu sei la prima persona a cui lo dico"


Come ho già detto non ho continuato il mio racconto, chissà, forse ho avuto paura anch'io della mia fantasia......perché alla fine, anche se chi parlava era Arturo, quella che scriveva ciò che diceva ero io! 


Meglio aspettare il prossimo Arturo.

 



 



venerdì 5 gennaio 2024

La Befana

 Il 5 Gennaio era stata una giornata strana. Una giornata uggiosa, di quelle grigiastre senza essere proprio grigie, freddine, senza essere proprio fredde, umide senza essere proprio piovose. Insomma una di quelle giornte che non dicono proprio niente, una di quelle che non vedi l'ora di andartene a letto , di dormire e sperare che il mattino successivo sia completamente diverso.

Il mattino successivo sarebbe stata l'Epifania, che tutte le feste porta via, e menomale, perché non ne poteva proprio più.

Ma pensare al domani le aveva fatto tornare in mente la Befana, la buona vecchietta che mette nelle calze appese ai camini, dolci e dolcetti e anche aglio, cenere e carbone.

 Buona vecchietta?

 Mica tanto, si era detta con un piccolo sorriso, perché lei, quando era piccola, aveva paura della Befana e più che altro dell'immancabile carbone, che significava che non era stata proprio buona, per cui la mattina del 6 gennaio , quando andava ad aprire la sua calza aveva sempre la febbre.

Poi gli anni erano passati e lei era diventata la Befana dei propri figli, quella che riempiva le calze, anzi i calzettoni , perché erano più lunghi e c'entravano tanti dolcetti in più. C'era anche qualche pezzetto di carbone e un capo d'aglio, ma le nuove generazioni, molto più sveglie, non se ne curavano, le riconsegnavano l'aglio per fare gli "spaghetti aglio olio e peperoncino", e si mangiavano i dolci con la coscienza pulita.Vigilia dell'Epifania 2024, arriva la Befana. Le IMMAGINI più belle per gli  auguri su Facebook e WhatsApp

Quante volte si era vestita da vecchia signora trasandata portandosi dietro una scopa di saggina che aveva visto tempi migliori. La Befana non le piaceva, non le era mai piaciuta, però cercava di dare gioia ai suoi figli, sapendo che quello era l'ultimo giorno di vacanza e poi di nuovo tutti a studiare. 

Poi venne il giorno in cui non lo fece più. I tempi erano decisamente cambiati e lei lo sapeva.

Però la sera del 5 gennaio, ripensò alla dolce vecchietta che vola sopra i camini, con una sorta di tenerezza, come si fa con le cose passate, che sono state sostituite da nuove tendenze. Un attimo, solo un attimo fugace, ma sufficiente per chiedersi cosa avrebbe messo quella sera nelle calze dei propri figli e non dovette pensarci neanche tanto. 

"Una boccetta d'aria che sa di libertà. Una piuma che parla di leggerezza. Un refolo di vento che è come una carezza.....e una fetta di pane spalmata di Nutella che è felicità"

Ecco,  le calze le aveva preparate anche questa volta, anche se la Befana continuava proprio a non piacerle.

domenica 31 dicembre 2023

La stanza dello Scirocco

 Ma che bel nome da dare a una stanza!

Appena l'ho letto, una stanza si è materializzata davanti ai miei occhi e ho capito che in qualche modo vi ero entrata.

Ho immaginato una stanza molto personale, piena di musica, dove le note si susseguono trasportate da un vento caldo che giunge da oriente.

Pareti bianche sulle quali chitarre nervose attendono di essere pizzicate dal vento che si insinua tra le loro corde tese,  per poi entrare in un sassofono lucente, che in attesa di far udire la sua voce,  riflette una luce dorata su un flauto traverso, mentre  un refolo fa vibrare i piatti di una batteria.

 Gira il vento in una ridda di note  e scivola sulla tastiera, con tocco a volte gentile, a volte più incalzante, come fa l'onda che si annulla sulla risacca o batte impetuosa sullo scoglio che le sbarra la strada. Musica comunque, sempre nusica, mentre il vento caldo avvolge tutto nella sonnolenza pomeridiana,  che attede il tramonto del sole. 

Colori forti e decisi, che si stemperano nel pulviscolo dei primi raggi obliqui, mentre lo Scirocco continua la sua danza, che durerà tre giorni in un silenzio che sa di irreale.

Bello e appagante, e lo sguardo corre fuori dalla finestra dalle rosse tende che la incorniciano, per andare a posarsi sugli  alberi che  piegano le fronde al vento caldo che le trafigge , alzando piccoli mulinelli di polvere.

Scirocco che in altri posti si chiama Ghibli e dove la stanza è una tenda bruciata dal  sole, e porta  con sé cari ricordi che , come il vento scalda la pelle, scaldano il cuore.

Scirocco che dalla stanza dove è nato, uscendo quasi da un vaso di pandora, vola sul mare fino a Zante che è la sua vera dimora, perché lo Scirocco è un vento mediterraneo e solo con la fantasia può nascere in America, dentro una stanza, uscendo da una ciotola che si chiama appunto "La Stanza dello Scirocco"Acquista Alessi Cestino Acciaio La stanza dello scirocco MT01 Cromo Online  in Offerta Cestino Acciaio La stanza dello scirocco MT01 Alessi

Vento caldo a Dicembre, a Natale, in una stanza del Massachussets.

Potere della fantasia!